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La febbre è benedizione

La BENEDIZIONE della FEBBRE

Non esiste influenza ed ancor meno esiste il virus che la causa. Non esiste influenza ma solo ignoranza. Non esiste come mostro, come malattia, come problema reale… La febbre è al contrario della malattia una benedizione

La BENEDIZIONE della FEBBRE

Insisto nel dire che non esiste l’influenza.
Non esiste come mostro, come malattia, come problema reale, come concetto medico al pari di tante altre opinioni caratterizzanti la traballante e posticcia incastellatura sanitaria.
Non esiste l’influenza, e ancor meno esiste il virus che la causa, e non esiste il ceppo e i ceppi che la fanno variare di anno in anno.
Gli unici veri ceppi che ammetto sono quelli degli alberi tagliati nei boschi che ci circondano.
Se non la chiami influenza, che cavolo è mai allora?

Ma qualcosa ci deve pur essere.
Facciamo finta di credere alle tue trovate. Cos’è che esiste allora, al posto dell’influenza?
Esiste un fatto preciso, e cioè che la gente, almeno parte di essa, è viva e sana nonostante tutto, per cui il suo sistema immunitario reagisce agli insulti che l’organismo riceve oltre il livello di tolleranza massima.
Esiste cioè la goccia che fa traboccare il vaso per tanta gente nello stesso periodo.
Di quale tolleranza parli? Noi conosciamo solo le case di tolleranza, chiuse per quella rimbambita della Merlin.
Quale sarebbe questa goccia malandrina?
Il concetto di tossiemia, ossia del livello di tolleranza tossine nel sangue è un principio elaborato dal dr John Tilden, medico-igienista, e colonna ideologica della ANHS (American Natural Hygiene Society).
Esiste nel nostro sangue una certa sopportazione ai veleni ed alle tossine acidificanti, che varia da persona a persona, da una stagione all’altra.
Quando questo limite viene superato, scatta il meccanismo della malattia e della febbre, in quanto il sistema immunitario viene chiamato in causa e interviene per una espulsione di tali tossine dal sistema, mediante una malattia chiamata in genere influenza.
La corresponsabilità  dell’indebolimento stagionale.
L’indebolimento stagionale è dovuto al cambio climatico, alla mancanza di vitamina D nelle ossa (per carenza di sole), all’incremento di cibi iperproteici ed acidificanti, cotti, grassi e salati, ai farmaci ed agli integratori che la gente prende, all’estrema penuria di vitamina C naturale.
L’indebolimento stagionale è imputabile ai cachi che restano sugli alberi come bandiera e simbolo della imbecillità  umana, e che fanno cantare però di giubilo i tordi e i merli, increduli di poter usufruire di tanto ben di Dio che li ripara da ogni influenza stagionale nonostante siano senza maglie e senza riscaldamento, e che li ripara pure dalla suina, dall’AIDS e dal Papilloma, nonostante siano senza mascherine e senza profilattici.

E i malati veri allora quali sono?
I malati veri sono quelli che non reagiscono più all’indebolimento, quelli che sono malmessi a un livello tale da non avere lo spunto necessario ad avviare il motore di recupero, quelli a cui manca l’energia per condurre un processo di espulsione tossine.
E i falsi-sani quali sarebbero?

Quelli che non presentano alcun segno di febbre perchè la loro circolazione è vischiosa e rallentata e non riesce nemmeno a trasferire in superficie la febbre ed il surriscaldamento che caratterizzano costantemente il loro tratto intestinale.
Un intestino flaccido e disattivato che è di peso più che di sostegno al sistema cellulare.
In pratica uno mangia male, mangia troppe cose sbagliate, mangia troppe poche cose giuste, non mangia affatto, integra in continuazione con porcherie di ogni genere e, quel che è peggio, non elimina regolarmente il risultato delle sue assurde indiscrezioni alimentari, si ritrova con l’intestino sostanzialmente flaccido e disattivato, con il metabolismo interrotto, con i suoi camion interni di nettezza urbano-cellulare in sciopero e con le cellule affamate-assetate-moribonde, pronte a defungere ed a trasformarsi in aggiuntivo carico virale-autologo da smaltire, e quindi in motivo ulteriore di richiamo batterico.
Tale sporcizia interna è descritta al meglio da Ehret, Bircher e Lezaeta
Ecco spiegato il motivo per cui il dr Arnold Ehret (1866-1922) disse, poco prima dell’influenza spagnola del 1918, che il grado di sporcizia interna dell’individuo medio è qualcosa di inimmaginabile.
Ecco spiegato il motivo per cui il dr Manuel Lezaeta Acharan rimase sbalordito nello scoprire tramite l’esame iridologico che la stragrande maggioranza della gente è febbricitante anche quando il termometro sotto le ascelle segna 36 e sette, per colpa del surriscaldamento intestinale che gli raffredda gli arti e la pelle esterna, mentre vulcanizza le sue viscere.

Ecco perchè il dr Max Bircher-Benner (1867-1939) disse che l’uomo, nato per essere sano dal primo all’ultimo giorno, spende il suo tempo e l’intera sua vita, non a consumare frutta e vegetali crudi e a rispettare la sua natura e il suo creatore, ma ad avvelenarsi ed a sabotare la sua preziosa dotazione originaria.
Cento anni dopo, la stessa sporcizia di allora non solo è rimasta, ma si è moltiplicata per quattro, grazie alle meraviglie dei cuochi, dei nutrizionisti incompetenti e della medicalizzazione di regime.

Esiste un tempio dentro di noi. Non è il cervello e nemmeno l’anima. E’ il colon.
Il tempio del corpo umano, il posto corporale da tenere con il massimo religioso rispetto non è il cervello, il cuore, il sesso o persino l’anima, dato che con quel posto in disordine l’uomo degenera ed incattivisce, perdendo l’ispirazione, l’amore, l’arte e la poesia.
Non è nemmeno il sorriso, gli occhi blu o neri, le labbra, i muscoli, la linea, le gambe.

Questa è proprio buona. Quale è allora sto magico posto?

E’ il colon.
Ma allora, che diavolo è l’influenza stagionale?
Restiamo però all’argomento di oggi che è la flu, il ricorrente ed innocente fenomeno fisiologico chiamato influenza stagionale.
Trattasi forse di malattia? No.
Batteri? No. I batteri sono i nostri minuscoli collaboratori a tempo pieno, cointeressati ai residui che produciamo. Quelli si moltiplicano ogni volta che c’è da banchettare e si contraggono miracolosamente da soli, senza antibiotici, quando diminuisce o scompare la pappa.
Virus? Ancor meno.

Quella è al 99% la polvere delle nostre stesse cellule che se ne va fuori in continua abbondanza tramite il metabolismo cellulare, e all’1% qualche pulviscolo esterno o eterologo che viene fagocitato regolarmente dai legionari del nostro sistema immunitario.
L’eccesso di batteri e di virus che si riscontra in tutte le fasi di disequilibrio, sono conseguenza dello stato patologico e mai causa specifica del medesimo.

Allora, cosa diavolo è l’influenza stagionale? Sospira il medico, asciugandosi la fronte con una ennesima salvietta.
L’influenza è l’esatto contrario di una malattia: è una benettia, è una benedizione
E’ esattamente il contrario di una malattia.
E’ una benettia, cioè un procedimento automatico e benefico di recupero che ti permette nel modo più rapido e razionale possibile di ritornare in forma.

E i farmaci?
Che roba è il farmaco? Trattasi forse di cibo costruttivo e di nutrimento? No. E allora non se ne parla nemmeno.
Il nostro corpo riconosce le sostanze in arrivo con un criterio semplice e ferreo, quello della catalogazione amico-nemico, self-nonself.
La sostanza nutriente è amica, quella drogante o stimolante è nemica, e la deve per questo espellere nel modo più rapido e completo possibile, ricorrendo all’aiuto di tutto l’apparato immunitario.
E i vaccini protettivi?
Protettivi di cosa? Dai batteri? Guai. Essi sono nostri amici.
Protettivi dai virus? Triplo guai.
Ti taglieresti forse i coglioni per fare un ritocco alla tua stessa natura?
Eliminare i virus significa eliminare noi stessi


Voler eliminare il virus equivale rifiutarsi di essere vivi e di avere delle cellule che subiscono un continuo ricambio e che morendo si disintegrano in frammenti o detriti cellulari, in polvere umana.
Voler eliminare il virus significa voler eliminare noi stessi.
La polvere virale è poi priva di qualsiasi effetto patologico, se non quello di diventare anormalmente intasante e battero-richiamante nei momenti di intensa debolezza organica causata dalla costipazione e dallo stress, derivanti dagli stravizi, dalle pessime condizioni dell’ambiente cittadino che ci circonda, dalle conseguenti patologie in corso.

Una dichiarazione importantissima. Qualcosa di simile a una benedizione solenne urbi et orbi.
A conferma di questo, il dr Anthony Morris, virologo ed esperto responsabile del controllo ai vaccini della FDA, ha fatto una dichiarazione incredibilmente vera e trasparente: “Non esiste alcuna prova che il vaccino contro l’influenza sia utile”.
I fabbricanti dei vaccini sanno benissimo che il loro prodotto non serve a niente, ma continuano però a venderlo.
E’ come se il pontefice si affacciasse un giorno in Piazza San Pietro e dicesse: Fedeli, andare in chiesa e toccare l’acqua santa non serve a niente e non vi fa alcun bene.

Un secondo studio importante fatto sui casi di influenza in Canada tra il 1990 e il 2005, riportato dal quotidiano National Post di Ottawa il 2/5/2006, attesta che Il vaccino antinfluenzale non ha ridotto il numero di casi, mentre questa campagna è costata ai contribuenti più di 200 milioni di dollari.

In Giappone, dove nel 1976 fu resa obbligatoria la vaccinazione in massa per i bambini delle scuole, prima della vaccinazione si ammalava 1 persona ogni 100 mila abitanti, dopo la vaccinazione se ne ammalavano ben 60 ogni 100 mila.
Effetti collaterali che vanno dai problemi cardiaci, alle paraplegie, all’Alzheimer
Tra gli effetti secondari e collaterali del vaccino, riviste famose come la British Medical Journal, citano lo sviluppo di pericarditi acute, problemi cardiaci, encefaliti, mielopatie, occlusione della vena centrale della retina, paraplegie, e altre affezioni ancora.
Le ricerche del dr Hungh Fudenberg, immunologo statunitense, provano inoltre che esiste un legame tra le vaccinazioni regolari contro l’influenza e un aumento sensibile del morbo di Alzheimer.

Il cibo spazzatura rallenta le funzioni mentali

imageNon solo problemi di peso e al cuore, ma anche rallentamento delle funzioni mentali: questo il nuovo effetto nocivo del cibo spazzatura scoperto da una indagine in USA.

 

Mangiare troppocibo-spazzatura non solo fa accumulare chili di troppo, ma rallenta le funzioni mentali, stancando letteralmente il cervello e rendendo pigri. Lo afferma una nuova indagine USA pubblicata sulla rivista “Physiology and Behavior“, da ricercatori dellaUniversity of California Los Angeles.

I test condotti su ratti da laboratorio hanno evidenziato nei topi sottoposti ad una dieta del tutto simile a quella umana con cibi raffinati e dagli alti contenuti di zucchero o fruttosio, un aumento della obesità ed una inattesa “diminuzione di motivazione, reazioni fisiche e mentali“. Gli effetti nel gruppo che seguiva la dieta spazzatura, rispetto ai ratti sottoposti ad un regime alimentare sano, si sono resi evidenti dopo solo tre mesi dall’avvio delle sperimentazioni. In particolare quando i ricercatori hanno indotto i ratti a eseguire determinati esercizi con premi in cibo ed acqua subito dopo, gli animali con la dieta errata si sono mossi lentamente e hanno dovuto fare intervalli di 10 minuti tra un test e l’altro. I topi con alimentazione sana si sono invece mossi a tutta velocità ed hanno preso pause-riposo di meno di 5 minuti. Inoltre i ratti che mangiavano prodotti raffinati hanno evidenziato la presenza di più tumori degli altri.

Secondo l’autore dello studio, Aaron Blaisdell, “i dati suggeriscono che la dieta potrebbe letteralmente cambiare le funzioni cerebrali. E le persone obese spesso tacciate di essere anche pigre sarebbero in realtà vittima di una fatica mentale-fisiologica”.

L’Avvelenamento e il Doping da Carne

L’Avvelenamento e il Doping da Carne

Torture e violenze che ripugnano ad ogni essere civile e sensibile

Una bistecca e un prosciutto, si sa, non crescono sugli alberi.

Gli animali definiti da carne vengono sottoposti a torture e violenze che ripugnano ad ogni persona civile, ad ogni essere dotato di una normalissima sensibilità e cultura.

E, quanto succede a questa massa di creature sfortunate e abbandonate temporaneamente da Dio, non riguarda solo la terrificante fase finale del macello, ma tutta la loro vita da esseri sottoposti a carcere duro, con privazione dei più elementari diritti quali l’ora d’aria e di libertà, l’ora di sole. Creature inermi, pacifiche, intelligenti e senzienti, che hanno la sola colpa di essere diverse dall’uomo, di non avere mezzi fisici, legali e sociali per difendersi, e che vengono discriminate e trattate alla stregua di bestie infami da vessare, torturare, uccidere.

Diciamo pure che per fare gli allevatori, i macellai, i commercianti di bestiame, serve una durissima e ruvida scorza di pellaccia e una massa ossea impenetrabile intorno agli occhi, alle orecchie, al naso, al cuore e al cervello.

Non per niente Pitagora rifiutava persino di incontrare o di incrociare per strada questa categoria di persone, per l’imbarazzo, l’avversione e il disgusto che gli procuravano.

L’animale in questione sta ancora masticando ignaro e tranquillo la sua quota di fieno sulla mangiatoria.

Non sa ancora che la sua sorte è segnata, e che qualcuno ha già deciso per lui la data e l’ora del patibolo.

Ma, non appena se ne accorge grazie alle sue sensibilissime antenne telepatiche, i suoi muscoli già induriti dalla immobilità della stalla-carcere, si bloccano del tutto per un paio di giorni almeno e la sua carne diventerebbe durissima e inutilizzabile dopo l’assassinio in tale stato.

Per renderla meno dura, per far sì che la sua bistecca diventi più morbida e masticabile, l’animale viene lasciato a digiuno prima della barbara esecuzione.

Con questo stratagemma, diminuisce la concentrazione di proteine fibrillari, cala il glucosio nel sangue e aumenta l’acqua trattenuta nella muscolatura.

E, mentre l’anima sua vola al più alto dei cieli indurita dalle sofferenze inflittegli, la sua carne rimasta in terra a disposizione dei carnefici diventa a sua volta più tenera e delicata.

 

Il precario equilibrio tra intenerimento e putrefazione

 

Dopo il rigor mortis, inizia il processo di frollatura, che è una brevissima stagionatura volta a rendere la carne ancora più molle, e che prelude alla vera e propria putrefazione.

Guai permettere però che la putrefazione avvenga a quel punto.

Sarebbe come far perdere ogni valore commerciale al pezzo di cadavere che si sta maneggiando.

Occorre giostrare in modo opportuno tra mollezza e putrefazione, col prezioso aiuto del freddo, esattamente come si fa nell’autopsia di una salma, per determinarne le ragioni reali della morte o le condizioni reali dello scomparso al momento del decesso.

La putrefazione deve avvenire non all’esterno, ma all’interno del corpo di chi mangerà quel brandello di cadavere. Il disfacimento, lo schifo, l’orribile puzzo del disfacimento, deve avvenire all’interno dell’uomo, dove ci sono le condizioni ideali di caldo e umidità per la disintegrazione di tale ordigno ecologico. Così il cliente paga e riempie il proprio tubo gastrointestinale di fetore e di veleni, mentre il macellaio sorride e si guadagna il suo soldo.

L’oltretomba del povero animale eliminato finisce per essere situato nell’apparato intestinale di qualche manciata di uomini disposti a fare da cimitero chimico collettivo per i suoi resti.

La carne diviene sempre più flaccida e cedevole man mano che avanza il processo di disgregazione cellulare e di disfacimento proteico.

Le proprietà organolettiche e il tanfo cadaverico

Gli enzimi proteolitici cominciano a digerire parzialmente le proteine (autolisi), liberando peptidi e aminoacidi, ai quali si deve il caratteristico tanfo cadaverico, ovvero le caratteristiche proprietà organolettiche (per dirla coi dietologi filo-carnivori stile prof Calabrese).

Trattasi esattamente, per meglio comprenderci, di quell’odore nauseabondo che lasciano i topi morti o gli altri animali morti in clima e ambiente caldo-umido.

Acidi urici metabolici e altri residui tossici come scatolo, indolo, putrescina e cadaverina, verranno prodotti in seguito.

Il freddo del congelatore può solo interrompere, ritardare e attenuare tale trasformazione.

La carne è molto deperibile e diventa facile preda di una folla di microrganismi patogeni e di spore che la inquinano irrimediabilmente.

Gilbert e Dominicé, ricercatori belgi, hanno provato mediante esperimenti che l’assunzione di carne provoca nel tubo intestinale un inquietante aumento di germi patogeni da 2000 unità a 70 mila per mmc).

Pensiamo al bacillus enteridis, al bacillus suipestifer, al bacillus clostridium, al bacillus streptococcus bovis, al prione della mucca pazza, al bacillo del tifo e del paratifo, nonché alle 2700 sostanze chimiche proibite e catalogate composte da farmaci, pesticidi, ormoni, antibiotici, e quanto altro si ritrova in quel materiale orribile chiamato carne.

Solo cotture ad altissima temperatura potrebbero in qualche modo bonificarla.

Ma, in tal caso, si distruggerebbe ogni già scarso valore nutritivo e gastronomico, e si produrrebbero altre complicazioni.

Non dimentichiamo che anche una cottura leggera distrugge gli enzimi e le vitamine del gruppo B, e trasforma i grassi in acreolina, micidiale veleno per il fegato.

Oltre alle tossine metaboliche c’è poi l’acido lattico da sforzo e da stress, l’adrenalina da paura accumulatasi nei fluidi dell’animale (è risaputo che le povere bestie captano, intuiscono, comprendono telepaticamente che le si vuole uccidere).

Tutte cose che si ripercuotono pesantemente sul consumatore, causando femminilizzazione nei maschi e cancri nell’apparato genitale femminile (come nel caso del dietil-silbestrolo), nonchè insensibilità alle cure antibiotiche.

Una lenta tossinfezione dovuta alla trasformazione batterica da eccesso di proteine

Ma è la facilità con cui i residui digestivi della carne tendono a putrefarsi nell’intestino crasso, a preoccupare di più gli igienisti e i patologi.

E’ normale, si chiede Shelton, vivere di un cibo che produce solo putrefazioni e veleni?

Il ristagno del bolo intestinale significa digestione lenta e difficile, significa stitichezza, significa enormi sprechi energetici, essendo la digestione lunga l’operazione più costosa in termini di energia.

Ogni buon dietologo sportivo sa che è grave errore usare le proteine in funzione energetica.

Nel colon proliferano poi i terribili batteroidi e bifido-batteri, che sono i battistrada del cancro.

I resti degli acidi biliari colico e desoiicolico, a contatto prolungato con le sostanze prodotte dalla decomposizione della carne, danno origine a pericolosi composti chimici come l’acido apocolico e il 3-metilcolantrene, due potenti cancerogeni.

Una dieta contenente carne, e dunque grassi animali, porta a sviluppo di batteri intestinali capaci di creare enzimi come il beta-glicoronidasi e l’alfa-deidrossilasi, e di creare steroli cancerogeni come il coprosterolo.

Mancando invece del tutto, nel tubo gastrointestinale fruttariano degli umani, l’enzima uricase (che abbonda invece nei canidi e nei felini, e serve a disintegrare e a rendere innocuo l’acido urico),

i malcapitati che perseverano nell’alimentazione carnea si ritrovano con gravissimi problemi di accumulazione ureica o gottosa.

Dalle carni e dal sangue ingerito gli deriva poi una lenta tossinfezione, dovuta alla trasformazione batterica dell’eccesso di proteine.

La putrefazione che muta i nobili ed essenziali aminoacidi in borghesi e parassitari veleni.

La lisina si trasforma ahimé in cadaverina. Il triptofano si sdoppia in scatolo e indolo. La cisteina e la metionina diventano etil e metil-mercaptani.

Dagli altri aminoacidi si generano putrescina, agmatina, istamina, tirosina, fenolo, metano, ammoniaca, biossido di carbonio, idrogeno, acido acetico e alcol.

Ecco spiegato il penoso quadro patologico formato da feci dure e maleodoranti, gas gastrici e gas intestinali, coliti, emorroidi, stipsi, pesantezza, mali di testa, ipertensione.

Quando non si arriva agli estremi del cancro allo stomaco, all’intestino e al fegato.

Un motore che viene costretto a funzionare con un carburante improprio e difettoso.

Un motore che invece di cantare e funzionare al meglio, invece di bruciare alla perfezione il suo gas senza lasciare residui e strascichi interni, balbetta e scoppietta, va a 3 cilindri, come si dice in gergo automobilistico.

Ecco spiegato pure il meccanismo della produzione di radicali liberi in sovrabbondanza, e della insufficienza degli antiossidanti corporali a contrastare il conseguente stress ossidativo patito all’organismo.

Ecco spiegato il diffondersi di malattie incontrollabili e gravi, e l’invecchiamento precoce del genere umano.

La carne non dovrebbe mai entrare nell’organismo degli uomini.

E meno che meno si dovrebbe dare ai bambini, nei quali produce nervosismo, insonnia e alterazioni del ricambio.

Per tutti, grandi e piccini, maschi e femmine, si profila con la carne un grave affaticamento degli organi emuntori, ed in particolare del fegato, del pancreas e dei reni.

– 4 –

Una serie impressionante di test scientifici a conferma della estrema pericolosità del veleno carne.

I test di massima velenosità

Negli Usa, la Commissione per le Malattie Cardiache (1970), la Commissione Parlamentare sull’Alimentazione (1977) e l’Accademia delle Scienze (1980), hanno dimostrato con dati inoppugnabili che la carne, assieme a tabacco ed alcol, è uno dei fattori più responsabili di mortalità nei paesi del benessere.

Nel Regno Unito, gli esperimenti dell’Università di Cambridge (dr Khaw e dr Welch) hanno dimostrato che l’unico modo di stare alla larga da cancro e cardiopatie è assumere almeno 5 volte più vitamina C naturale (e non sintetica), mediante un minimo di 5 pasti giornalieri al giorno di frutta al naturale.

I test antropologici sulle origini

Tutte le ricerche e i test antropologici dimostrano che l’uomo dei primordi si alimentava di bacche di ogni genere, di frutti e semi di ogni tipo, di granaglie e radici, di erbe e di miele. In certe circostanze sapeva pure ottenere dagli animali uova, latte e formaggi. Le carni in casi limitati furono sempre un cibo raro, sporadico, eventuale, rituale, festivo.

Nell’assieme, le ricerche dimostrano che l’uomo è nato ed è cresciuto nella storia come essere frutto-vegetariano.

I test del cibo-elettivo

Le due leggi di Graham sul cibo elettivo dimostrano che:

1) Esiste un rapporto preciso e definitivo tra costituzione fisica di un animale e il suo cibo elettivo,

ovvero il suo cibo normale e preferenziale

2) Il cibo elettivo è quello più adatto, quello che serve al meglio i suoi interessi biologici, psicologici,

conservativi e ambientali

I test delle scorie

Le recenti scoperte sul ruolo delle scorte indigeribili nell’alimentazione, o dei cosiddetti a-nutrienti,

hanno inferto un altro duro colpo alla teoria dell’onnivorismo umano.

Il tubo digerente extralungo dell’uomo necessita infatti di stimoli regolatori che favoriscano il movimento peristaltico.

Ebbene, la dieta frutto-vegetariana cruda ha queste capacità, mentre quella carnea e quella onnivora no. Le carni non lasciano scorie indigeribili, per le quali è invece predisposta e adatta l’intera capacità dell’intestino, soprattutto nella parte definita colon e crasso.

I test sull’acidità del crasso

L’intestino crasso, per funzionale al meglio, deve mantenere un ambiente acido e non alcalino.

Ebbene, frutti, grani, erbe e radici, che nella parte alta del tubo gastrointestinale hanno rilasciato correttamente residui alcalini che hanno mantenuto il sangue leggermente alcalino, nella parte bassa dell’intestino si ritrasformano quasi magicamente e rilasciano residui acidi (acido acetico, acido carbonico, acido lattico). Mentre carni, pesce, uova e latticini, che nella parte alta avevano rilasciato ceneri acide e quindi dannose, acidificando il sangue e provocando domande di calcio interno e causando osteoporosi e calcoli, nella parte bassa lasciano perfidamente residui alcalini, a dimostrazione di quanto e come essi siano dei non-cibi o meglio dei contro-cibi per l’uomo.

I test sulla fame (prova del fuoco di Frate Girolamo Savonarola)

I veri onnivori, quando sono affamati, sono attratti istintivamente e tramite fiuto da animali e da carogne animali, che vengono intesi come cibo immediato e di urgenza.

Questo non accade con l’uomo in genere, e con le donne e i bambini in particolare, nei quali è più forte e sentito il retaggio della vita secondo natura.

– 5 –

L’essere umano prova istintivamente ribrezzo e repulsione alla vista di ogni tipo di sangue e di ogni tipo di cadavere. Persino un uomo dedito alla trasgressione carnea, quando ha fame, sogna un piatto di pastasciutta, o un minestrone, o una pizza o una torta. La fame è del resto un fenomeno chimico originato proprio dalla carenza di carboidrati o zuccheri, non certo di proteine.

I test sul contenuto proteico del latte materno

Il contenuto proteico di ogni diverso tipo di latte, è la cartina di tornasole che sta a indicare la percentuale proteica approssimativa di cui quell’animale ha bisogno per mantenersi in salute.

Il latte materno della specie umana è caratterizzato da un contenuto proteico particolarmente basso, inferiore al 5 percento. Tale percentuale è assai simile a quella che si trova nella frutta e nella verdura allo stato naturale, che sono per l’appunto il vero e unico cibo di competenza dell’umanità.

I test sul rilascio di radicali liberi e sull’ossidazione cellulare

Le ricerche mediche e biochimiche di questi ultimissimi anni confermano come i cibi non elettivi, i cibi impropri, i cibi concentrati, i cibi animali, i cibi cotti, le bevande eccitanti, le bevande gassate, le bevande alcoliche, gli stili di vita sbagliati, siano tutti fonti di imperfezioni e disfunzioni organiche.

Disfunzioni organiche che portano ad avvelenamenti, a tossiemie, ad infiammazioni interne e, in ultima analisi, al rilascio di radicali liberi, a pericolosissimi stress ossidativi, capaci di provocare malessere, malattie e invecchiamento precoce.

I test sulla legge del nutriente minimo

Ogni buon dietologo, ogni biochimico responsabile sa che il corpo umano si appropria del minimo che gli serve di ciascun micro-nutriente tra quelli messi a sua disposizione. L’eccesso di una sostanza nutritiva sulle altre può solo causare deficienze a catena e disequilibri. Esistono rapporti corretti, compatibilità e incompatibilità, simpatie e avversioni precise tra le varie vitamine e i diversi minerali, per cui occorre necessariamente stare sui cibi naturali e complessi, rifuggendo da ogni versione concentrata e sintetica, rifuggendo il più possibile da integrazioni e supplementazioni che possano produrre effetti perversi e imprevedibili all’interno del nostro organismo.

Da amico degli animali a macellaio impenitente.

Che ci siano in giro degli amici degli animali e degli animalisti è già un brutto segno. Sta infatti a significare che esistono pure dei nemici e dei persecutori di questi esseri che tutto meriterebbero fuorché di essere tormentati e torturati da chi è stato preposto a far loro da guida e dar loro una mano.

La stessa considerazione vale per i vegetariani. Dire che esiste un vegetariano o un miliardo di vegetariani non è affatto cosa consolante. Come non è consolante che ci sia il vegetarianismo.

Esso esiste solo perché c’è della gente che si comporta in modo obbrobrioso cibandosi di carne.

Se tutti gli uomini si comportassero da uomini non staremmo a parlare di queste etichettature sociali.

Tutti gli uomini nascono vegetariani e muoiono vegetariani, in quanto accompagnati vita natural durante da un corpo e da un apparato gastrointestinale invariabilmente frutto-vegetariano, per disegno, per struttura, per funzioni e per caratteristiche bio-chimiche.

Solo che una parte di essi, e persino una parte preponderante di essi, tradisce e trasgredisce alla propria natura, dando luogo a una massa di popolazione disobbediente e a rischio, che arreca danno e pericolo alla natura circostante e a se stessa.

Alla fine esiste in ogni caso una quadratura del cerchio.

Il creatore ha fatto l’uomo in un certo modo e con certe caratteristiche e certe esigenze.

Sovvertire e pervertire questo ordine non può che portare a effetti collaterali, allo stesso modo dei farmaci e delle sostanze dopanti.

– 6 –

L’avvelenamento procede per gradi a partire dallo svezzamento. Il lattante umano si sviluppa e cresce armoniosamente finché la sua dieta è quella appropriata del latte basso-proteico di sua mamma contenente meno del 5 percento di proteine.

I guai e le deviazioni cominciano con le intromissioni e la diseducazione pediatrica e sanitaria, con gli omogeneizzati a base di carne e di pesce, che fanno conoscere ai delicatissimi organismi infantili i primi drammi dell’acidificazione del sangue da eccesso proteico, delle malattie dell’infanzia, che sono tentativi di riequilibrio bloccati perfidamente, secondo atto del dramma infantile, dalle vaccinazioni perpetrate a danno dei piccoli innocenti che nulla possono dire e nulla possono obiettare.

Poi, col passare del tempo, le quote di proteine in eccesso tendono ad aumentare ulteriormente in rapporto al tipo di educazione e di usanze, di convinzioni, di cattivi esempi, di convenienze economiche, di influenze esercitate dalle famiglie e dai diversi tipi di società civile in cui il giovane è inserito.

Al termine di tutta la storia ci troviamo di fronte a un adulto vegetariano che ha rovinato il suo organismo al punto tale da sentirsi un essere forestiero ospitato in un corpo che non apprezza e che non conosce, al punto tale da non riconoscere più nemmeno il cibo di sua pertinenza.

Gli effetti del veleno-droga chiamato carne

Il veleno, quando non ti uccide all’istante, ti stordisce e ti droga, ti stimola e ti altera, poi di deprime, in un continuo gioco alterno di alti e bassi che mette a dura prova tutti gli organi, e che affatica il corpo al punto di procurargli evidenti segni di decrepitezza.

Ma l’avvelenato e il drogato da carne non sa, non si rende conto di essere drogato al pari del fumatore, del consumatore di caffé e tè, del consumatore abituale di farmaci, di integratori minerali e di vitamine sintetiche.

La sua vita consiste in un continuo susseguirsi di crisi di fame e crisi di sete, che la carne non riesce se non parzialmente e temporaneamente a placare.

Queste crisi violente e improvvise di fame hanno origini chiare e sono spiegabilissime.

Un pasto carneo è basato normalmente su un eccesso proteico che va ben oltre quel 5 percento naturale dei lattanti umani (corrispondente alla quota media giornaliera di 11 grammi di proteine al giorno stabilite dalla Scuola Igienista Naturale Americana).

Andare poi oltre i 25-35 g di proteine al giorno significa varcare la fatidica soglia della acidificazione e richiamare calcio interno dalle proprie ossa.

Un pasto carneo è basato il più delle volte su un eccesso proteico che va ben oltre i limiti tollerati.

C’è poi della gente che tende a ingozzarsi di proteine all’inverosimile, puntando a livelli proteici vicini al 50 percento del totale calorico.

E questo succede non solo nelle diete letali tipo quelle che suggeriva il dr Atkins nei tempi andati, e che oggi ribadisce in Italia il prof Calabrese, ma persino nelle diete comuni osservabili tra gli amici e i conoscenti che ci circondano.

Questi eccessi di proteine producono una serie ininterrotta di putrefazioni gastriche e intestinali, e un rilascio costante di residui velenosi che, associati ai carboidrati (amidi, dolci, frutta) che seguono a ruota, vanno a far scaturire altri fenomeni aberranti quali la fermentazione degli zuccheri e l’alcolizzazione del bolo e della massa di nutrienti ingeriti.

A quel punto, la vena porta, destinata a convogliare i micronutrienti disintegrati al fegato per le ulteriori trasformazioni e filtrazioni, tende a rifiutare i medesimi e a indirizzarli verso il basso, ossia verso il colon e l’evacuazione.

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Solo che pus e alcol diventano micidiali per il retto. Ne sanno qualcosa le emorroidi. Così, come estrema difesa, il corpo cerca con testarda insistenza di inviare il tutto al fegato per una qualche detossificazione.

Ma il fegato si guarda bene dall’accettare delle sostanze che lo danneggerebbero perforandone i filtri come un colabrodo.

Così il tutto torna di nuovo al colon per una evacuazione difficoltosa e penosa.

In pratica, la maggior parte dei nutrienti contenuti nel cibo iniziale, finisce per essere dispersa e sprecata, e finisce tra le acque nere dei servizi igienici.

E il sistema cellulare, i trilioni di cellule in costante e trepida attesa di ricevere i nutrienti purificati dal fegato, rimane sempre a corto di carburante, a corto di fruttosio, a corto di acqua biologica.

Da qui le improvvise e violente crisi di fame e di sete, da qui i suggerimenti dei medici di riempirsi giornalmente di litri d’acqua.

Questo è il tragico meccanismo del deficit calorico, tipico di chi cerca il carburante zucchero di sua competenza nel modo più difficile e costoso possibile.

Ricavare glucosio dalle proteine significa davvero esperire la via più complicata e dispendiosa..

Alla fine della trafila, il finto carnivoro che si è rimpinzato di carne per un valore di 1000 calorie, corre il concreto rischio di dover spendere 1200 calorie nei lunghi tempi di digestione di un materiale improprio che mai avrebbe dovuto circolare nelle sue parti interne.

Così la carne lo ha sì stimolato e gli ha sì dato delle vampate di calore e vitalità, ma nella realtà non lo ha nutrito affatto, e lo ha al contrario depredato di nutrienti interni e persino di calorie.

Allontanarsi dagli schemi previsti comporta sempre delle conseguenze

Se chi ci ha disegnati e creati ha previsto che l’adulto sano deve fare 3 ore al giorno di intensa attività fisica, accelerando e decelerando adeguatamente il suo ritmo cardiaco, e stimolando di conseguenza la circolazione del sangue (legata al cuore) e quella del sistema linfatico (legata al movimento in sé, in quanto il sistema linfatico non è dotato di una sua pompa cardiaca come il sistema sanguigno), una carenza di esercizio comporterà danni metabolici e perdita di forza muscolare, mentre un eccesso di esercizio porterà a sovra-produzione di acido lattico, a stanchezza e indebolimento.

Se il creatore ha stabilito poi 2000 o 3000 calorie al giorno, tutte da cibo appropriato e naturale, come quota ideale, l’eccesso procurerà sovra-peso e obesità, mentre la scarsità sarà causa di sottoalimentazione, indebolimento e moria precoce delle cellule sottoalimentate.

Se il creatore ha stabilito che ogni diverso maschio adulto e sano si mantiene tale con tre rapporti sessuali al giorno, o alla settimana, o all’anno, da eseguirsi con emozione ed entusiasmo, e non per costrizione, noia o abitudine, l’eccesso procurerà debolezza ed esaurimento, la scarsità darà origine nei maschi ad accumuli di tensione e a incrementi di testosterone, a canizie precoce e magari pure ad un atrofizzasi degli organi in disuso.

Nelle femmine invece, la scarsità di rapporti produrrà sintomi noti come il complesso della zitella, con una certa acidificazione del carattere, o una tendenza alla mascolinità sociale, all’attivismo sfrenato in attività economiche o sociali.

Dunque anche la sublimazione degli istinti naturali, derivante da motivazioni personali, sociali, morali, religiose, comporta dei costi e delle conseguenze.

Allontanarsi dagli schemi naturali comporta dunque immancabilmente dei costi bene individuati e soppesati dai ricercatori e dagli scienziati dei vari settori.

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Nessun compromesso con la macchinazione infernale ordita a danno dei più deboli e indifesi esseri del pianeta

Vivere al meglio significa trovare pure accomodamenti, compromessi, antidoti.

Il mondo cosiddetto civilizzato ci propone e talvolta ci impone i suoi schemi in continuazione, taluni compatibili, tali altri in netto contrasto con le nostre reali esigenze.

Tutto sommato, viviamo in un mondo che fa di tutto per proporci modelli insostenibili, stili di vita inaccettabili. Viviamo in un mondo che pare coalizzato per farci ammalare, per farci sparire prima del tempo, per sfruttarci, impoverirci fisicamente, mentalmente e spiritualmente.

Un mondo che ci vuole pure coinvolgere nella infernale macchinazione ordita ai danni dei più deboli e più indifesi esseri del pianeta, e che può diventare autodistruttiva nei confronti della nostra stessa specie, sia a livello fisico che in termini di salute mentale e spirituale.

Su questo punto della persecuzione degli animali ai fini di una alimentazione umana perversa e balorda, lontanissima dalle regole divine di ogni filosofia e di ogni religione, non ci può essere assolutamente alcuna forma di compromesso.

 

Tattva

Tattva

Tattva

I ventiquattro principi cosmici

Prakriti – Natura Primordiale

Prakriti è la forma originale della materia, è l’essenza o il potenziale non indifferenziato di tutto ciò che si manifesta.

Prakriti o Materia Primordiale è insenziente, non ha coscienza propria, è priva di suggestività ed è solo oggettività latente che per animarsi ha bisogno della facoltà di coscienza propria del Purusha. Prakriti governa ogni movimento che avviene nel cosmo, mette a disposizione la materia prima con cui vengono formati i mondi sottili e grossolani ed il corpo umano. Porta con sé i karma e i samskara (tendenze, disposizioni), in altre parole la memoria delle esperienze di vita, per mezzo delle quali le creature viventi giungono all’esistenza. Prakriti contiene in forma dormiente tutto ciò che si manifesta, essa è materiale nel senso che è uno strumento per poter dare al Purusha la possibilità di fare esperienza in modo che possa acquistare padronanza di sé e possa arrivare a comprendere la sua vera natura.

In Ayurveda Prakriti è alla base dell’espressione corporea individuale e del carattere di una persona. Ognuno di noi ha una Prakriti fisica determinata dalle caratteristiche strutturali del proprio corpo e una Prakriti mentale data dalle qualità della mente e del cuore.

Prakriti è composta da tre qualità fondamentali:

Sattva: luce e intelligenza

Rajas: energia e movimento

Tamas: oscurità e inerzia

L’Unione delle tre qualità è importante per arrivare alla perfezione.

Per  creare un qualsiasi oggetto sono necessarie tre cose fondamentali: ci vuole un’idea, Sattva; bisogna disporre di una qualche forma di energia, Rajas;  e bisogna avere a disposizione della materia inerte da plasmare, Tamas.

Grazie all’interazione di queste tre qualità Prakriti ha intelligenza, vita e capacità di produrre forme materiali. Queste tre qualità della Prakriti sono l’origine di tutti gli altri Tattva.

Mahat – Intelligenza Cosmica

All’inizio della creazione si manifesta la mente cosmica che contiene insè tutte le leggi e i principi che la manifestazione deve seguire. L’universo nasce da un’idea o dalla meditazione dell’Intelligenza cosmica e poi prende una forma esterna.

Mahat significa letteralmente “Il Grande” e si riferisce ai grandi principi di verità che stanno alla base della vita. Mahat e la Mente Divina per mezzo della quale nascono lo spazio, il tempo, la luce, il suono e i semi della differenzazione.eppure anche Mahat, l’Intelligenza Cosmica, nella sua grandezza non ha coscienza propria ma opera grazie alla luce riflessa del Purusha, la Pura Coscienza.

A livello individuale Mahat diventa Buddhi, la facoltà di discernimento con cui possiamo distinguere il vero dal falso, il giusto da ciò che è ingiusto, l’eterno dal transitorio. Buddhi è la facoltà che ci permette di scoprire che la vera natura delle cose è diversa dalle loro apparenze mutevoli.

L’armonizzazione dell’intelligenza individuale, Buddhi, con l’intelligenza cosmica, Mahat, è la via maestra e la base della conoscenza vedica.

Ahamkara – Ego

Il processo della manifestazione avviene per successive divisioni con cui creature diverse e oggetti diversi giungono all’esistenza.

Ahamkara significa letteralmente “fabbricazione dell’io”. Più che una realtà o entità a sé stante, l’ego è un processo, una serie di pensieri che dividono. E’ una forza di divisione indispensabile alla manifestazione della molteplicità degli esseri e delle cose, è uno stadio dell’evoluzione, ma non rappresenta la verità fondamentale o la vera natura delle creature che invece è rappresentata dalla Pura Consapevolezza al di là di ogni personificazione. Per mezzo dell’ego le potenzialità basilari della materia (Prakriti) e le leggi fondamentali contenute nell’Intelligenza Cosmica (Mahat) prendono una forma specifica.

Le qualità basilari della natura si diversificano in tre gruppi di cinque: cinque sensi sottili,  cinque organi di azione,  cinque elementi. Questi nascono da Ahamkara per mezzo dell’interazione dei tre Guna:

dall’interazione di Sattva e Rajas nascono i cinque organi dei sensi e dell’azione

dall’interazione di Rajas e Tamas nascono i cinque elementi.

L’ego per sua natura è rivolto verso l’esterno, crea  la mente e i sensi, gli strumenti che permettono all’individuo di operare.

Manas – Mente

La mente opera per coordinare l’azione dei sensi e degli organi d’azione, il ruolo di Manas è come quello di una centralina di controllo che raccoglie tutte le informazioni provenienti dai sensi e determina il tipo di attività dei vari organi di azione.

Oltre a coordinare i dati sensoriali che provengono dall’esterno, la mente crea le reazioni soggettive che chiamiamo emozioni, in questo modo mette i relazione i dati sensoriali con noi stessi.  Manas si forma dalle qualità di Sattva e Rajas; la  facoltà della chiarezza, Sattva opera per mezzo degli organi dei sensi, Rajas, la facoltà di agire, opera per mezzo degli organi di azione.

Tanmatra – 5 potenzialità sensoriali, (elementi sottili)

Dall’interazione di Sattva, Rajas e Tamas, le energie o qualità che stanno alla base dell’origine della mente, prendono forma le 5 potenzialità sensoriali che stanno alla base dei cinque sensi:

Shabda: suono, udito e spazio

Sparsha: tatto e aria

Rupa: vista e fuoco

Rasa: gusto e acqua

Gandha: odorato e terra

I Tanmatra sono le energie basilari dei cinque sensi e sono più sottili delle normali sensazioni che da essi derivano. Sono anche le forme sottili dei cinque elementi prima della loro differenzazione in oggetti grossolani.

I Tanmatra creano in forma di seme i mondi manifesti, essi creano anche il mondo casuale o ideale, il mondo delle idee che prende qualsiasi espressione nel mondo materiale.

Pancha Jnanendriya – 5 Organi di senso

Gli organi di senso permettono l’esperienza del mondo esterno, ognuno di essi corrisponde a una qualità di senso (Tanmatra) e ad un elemento.

  • Orecchio organo dell’udito etere
  • Pelle organo del tatto aria
  • Occhio organo della vista fuoco
  • Lingua organo del gusto acqua
  • Naso organo dell’olfatto terra

Gli organi di senso chiamanti anche organi di conoscenza, possono solamente ricevere informazioni, la loro attività espressiva avviene per mezzo dei corrispondenti organi di azione. Eè in teressante notare che attraverso gli organi di senso possiamo assimilare i Tanmatra in quanto elementi sottili, così essi ci nutrono a livello sottile.

Pancha Karmendriva – 5 organi di azione

I cinque organi di azione corrispondono ai cinque sensi e ai cinque elementi

  • Bocca (espressione) suono etere
  • Mani (afferrare) tatto aria
  • Piedi (movimento) vista fuoco
  • Organi Urino-genitali (emissione) gusto acqua
  • Ano (eliminazione) olfatto terra

Gli organi di azione ci permettono di agire nel mondo fisico poiché la funzione del corpo è quella di rendere possibili le azioni che consentono alla mente di avere delle esperienze nel mondo materiale.

Se a livello corporeo si manifestano con certe strutture e organi, tali potenzialità di azione esistono ovunque nella natura e si manifestano in molti diversi modi, la loro espressione fisica nel corpo umano è solamente una di questi modi.

Gli organi di azione sono espressivi, la loro capacità ricettiva è data dagli organi di senso. Gli organi di azione sono collegati in misura maggiore con i cinque elementi grossolani, mentre gli organi di senso corrispondono di più ai Tanmatra o elementi sottili.

PanchaMahabhu – 5 elementi

I cinque grandi elementi, in ordine di manifestazione sono:

  • Akasha Etere o spazio
  • Vayu Aria
  • Tejas Fuoco
  • Jala Acqua
  • Prithivi Terra

Rappresentano la forma eterica, gassosa, radiante, liquida e solida della materi che costituisce il corpo fisico e il corpo esteriore.

Gli elementi sono principi che si applicano a tutto ciò che è materiale, ma hanno una loro influenza anche sulla mente perché permettono il manifestarsi di diversi tipi di idee. Fra i due estremi rappresentanti dalla terra che con la sua densità non permettono alcun movimento e l’etere che permette una completa libertà di movimento, ci sono tutti i possibili gradi di densità della materia che producono la gamma completa delle esperienze possibili e la manifestazione di tutte le idee. I cinque elementi sono i campi di espressione di diverse idee:

L’etere manifesta l’idea dello spazio, della comunicazione e dell’espressione;

L’aria manifesta l’idea del tempo, del cambiamento e fornisce la base per il pensiero;

Il fuoco manifesta l’idea della luce, della percezione e del movimento;

L’acqua manifesta l’idea della vita, della liquidità e del movimento fluente;

La terra manifesta l’idea della forma, della solidità e della stabilità.

Concetto di Tridosha

tridosha graphicUno dei concetti più importanti dell’Ayurveda è quello di Tridosha. I Tre Dosha: Vata, Pitta e Kapha, vengono presi in considerazione nel determinare la costituzione individuale, l’origine delle malattie, i trattamenti, i metodi per mantenere la buona salute, la routine giornaliera e stagionale, le terapie di purificazione, le terapie di tonificazione, il massaggio, il tipo di esercizio fisico, la dieta ecc.

Quindi è molto importante capire il concetto di base dei tre Dosha.

I cinque elementi sottili e grossolani (Tanmatra e pancha Mahabhuta) quando si aggregano per costruire gli esseri viventi animati e inanimati, lo fanno secondo certe modalità e si combinano formando tre energie basilari. Queste tre energie di base sono le forze vitali primarie e vengono chiamate umori biologici, costituenti corporei oppure principi metabolici irriducibili, il termine che si usa in Ayurveda è Dosha, poiché sono tre in numero vengono chiamati come Tridosha (Tri in sanscrito significa tre).

Nei testi ayurvedici dosha viene definito come “ciò che contamina”, quindi letteralmente dosha è ciò che contamina la purezza originale del Purusha che per fare esperienza si manifesta nella materia, oppure, a livello fisiologico, ciò che contamina i costituenti naturali del corpo. In altri termini si può dire che i dosha sono i fattori patogeni nel corpo.

Oltre ai tre dosha corporei esistono due dosha mentali che sono Rajas e Tamas, le qualità di energia e inerzia, esse fanno parte dei tre guna (sattva rajas e tamas), le qualità della natura. Essendo sattva la qualità della purezza e della luce non ha effetti patogeni sulla mente, rajas e tamas che producono agitazione ed inerzia sono fattori che causano disturbi della mente e quindi vengono considerati dosha mentali.

Ogni essere umano nasce con una costituzione di base data dalla proporzione con cui i dosha si aggregano, questo conferisce ad ogni persona caratteristiche uniche e diverse da quelle di ogni altra persona. L’equilibrio originale dei dosha se mantenuto, assicura uno stato di buona salute, ma a causa delle molteplici influenze che vengono dal naturale cambiamento delle condizioni ambientali esterne e dello stato interiore della persona, si osserva un continuo mutamento delle condizioni dei dosha e una continua ricerca dell’equilibrio originario. La conoscenza della natura dei dosha, delle loro funzioni, del modo in cui vengono influenzati è di fondamentale importanza per comprendere la propria natura individuale e mantenere la buona salute.

Le funzioni e gli elementi nei dosha

I cinque elementi che formano la formazione fisica si combinano tra di loro per dar luogo a tutti i processi che avvengono nella fisiologia umana. Le tre funzioni basilari sono rappresentate dai tre dosha, in ognuno di essi c’è la prevalenza di certi elementi rispetto agli altri;

  • Vata governa il movimento, ha la predominanza degli elementi spazio e aria;
  • Pitta governa il metabolismo, ha la predominanza degli elementi fuoco e acqua;
  • Kapha governa la coesione, ha la predominanza degli elementi acqua e terra;

Vata significa letteralmente movimento e dà luogo a ogni tipo di movimento nel corpo. Le attività come la respirazione, il movimento del cibo lungo il tratto intestinale, la circolazione dei vari fluidi, l’escrezione dei materiali di rifiuto, lo scorrere degli impulsi nel sistema nervoso, sono tutte funzioni governate da vata.

Pitta il cui significato è ciò che scalda, cuoce o digerisce, governa tutte le funzioni metaboliche che avvengono nel corpo: la digestione del cibo, la sensazione di fame e di sete, la vista, la temperatura corporea, le funzioni intellettuali (inclusa la capacità di digerire le idee), il colore della pelle, ecc.

Kapha il cui significato letterale è coesione o ciò che tiene le cose, è responsabile della creazione della struttura corporea. Tiene insieme i vari tessuti per dare sostegno al corpo. Le parti solide del corpo come i tessuti sono in gran parte dovute al kapha. Kapha è anche responsabile dell’emozioni come l’amore, la pazienza e la clemenza.

Qualità dei dosha

La prevalenza degli elementi in ogni singolo dosha ne fa dedurre le qualità.

Vata che è composto principalmente di spazio e aria, in generale è secco, leggero, ruvido, mobile, freddo, sottile e permanente.

Pitta, composto di fuoco e acqua, è luminoso, caldo, acuto, di odore sgradevole, leggermente untuoso, acido e piccante.

Kapha, composto di acqua e terra, è freddo, denso, lento, stabile, viscoso, pesante, liscio, soffice e appiccicoso.

Fattori che squilibrano i dosha e disturbi correlati

Vata viene aggravato da cibi che hanno le sue stesse qualità come cavoli, cavolfiori, broccoli, cetrioli, meloni, patate, crackers e ogni tipo di pane secco, mele, fast food, ecc.

Le attività che aumentano vata sono: viaggiare, stare svegli fino a tardi la notte, guardare troppa televisione, vivere in un ambiente rumoroso, mangiare mentre si è ansiosi e depressi, sottoporsi ad un continuo stato di stress, avere attività sessuale eccessiva.

I disturbi causati da questi fattori potrebbero essere: dolori articolari, pelle secca, perdita della memoria, palpitazioni, insonnia, ansia, depressione e rigidità muscolare.

Pitta viene aggravato da cibi acidi e piccanti come peperoncini, cibi fritti, melanzane, pomodori, cipolle crude, aglio, limone, spinaci, dal bere troppo tè, caffè, alcool e troppo fumo.

La rabbia, il mangiare mentre si è arrabbiati, attività che comportano una grande passione, esposizione al sole e al caldo, troppo esercizio fisico o attività competitive, sono i comportamenti che aumentano pitta.

I disturbi possono essere iperacidità, problemi della pelle, sensazioni di bruciore, disturbi del fegato come itterizia ed epatite, perdita dei capelli, infezioni urinarie, calcoli alla cistifellea e vari tipi di febbre.

Kapha viene aumentato da cibi molto freddi, pesanti, untuosi, dolci, grassi, latte e latticini, gelati e carne.

Le attività che squilibrano Kapha sono: dormire durante il giorno, non fare sufficiente attività fisica, vivere in un clima freddo e umido, ecc.

Le malattie che insorgono a causa degli squilibri di Kapha posso essere: asma, tosse, anoressia, obesità, pigrizia e debolezza della digestione.

Fattori naturali che squilibrano i dosha

A parte i fattori di squilibrio elencati fin qui, i dosha si squilibrano naturalmente secondo la stagione, in diverse ore della giornata e nei vari periodi della vita.

  • Vata aumenta naturalmente in autunno e nel tardo inverno, nell’ultima parte del giorno e della notte (14/18;02/06) e nella vecchiaia
  • Pitta aumenta naturalmente: in estate, intorno a mezzogiorno e mezzanotte (10/14;22/02) e durante la giovinezza e la maturità
  • Kapha aumenta naturalmente in primavera, durante la prima parte del giorno e della notte (6/10;18/22) e durante l’infanzia

Questi periodi di aggravamento dei dosha valgono per tutti, anche per le persone che godono di buona salute.

Luogo dei dosha nel corpo

Anche se i dosha si trovano in tutto il corpo, i dosha sono localizzati prevalentemente in certe parti di esso.

Kapha si trova nella parte superiore del corpo: testa, naso, gola, torace, parte superiore dello stomaco, articolazioni, tessuto adiposo.

Pitta si trova nella parte mediana del corpo: fegato, duodeno, reni, linfa, sangue.

Vata è presente in maggior misura nella parte bassa del corpo: vescica urinaria, colon, zona pelvica, cosce, gambe, ossa.